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Gestire L'inflazione 

2022-06-28 00:00:00.0000000

GESTIRE L’INFLAZIONE

La storia economica degli anni 70 appare alle nuove generazioni troppo lontana. La memoria di qual caotico periodo purtroppo si è persa. Il fenomeno inflattivo non è stato più preso in considerazione nelle scelte né studiato negli anni.

Tassi di interesse sostanzialmente piatti e bassi hanno anestetizzato le nuove generazioni e abituato le aziende ad affidarsi con tranquillità alla variabilità dei tassi nei contratti per finanziamenti anche per lunghi periodi senza ricorrere alla copertura del rischio di un loro aumento.

L’origine dell’inflazione in Europa trova tutti d’accordo, in quanto importata dall’aumento dei costi energetici per gli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina; diversità di valutazione invece sulla sua durata e sul modo di affrontarla.

Resta il problema di capire chi pagherà questa ripresa dell’inflazione e se diventerà o meno gestibile in modo da evitare di cadere in recessione. La Banca Centrale Europea ha già iniziato ad alzare i tassi e i mercati hanno agito scompostamente penalizzando l’Italia, paese con più alto debito e problemi con la produttività scarsa e salari reali più bassi dell’Ue. Si è corsi ai ripari, dimostrando un pochino di inesperienza da parte della nuova presidente Lagarde che ha introdotto un intervento volto a difendere i paesi con più alto spread come l’Italia, dagli effetti perversi dell’aumento del costo del denaro. Il pericolo che l’inflazione diventi strutturalmente elevata e generi nuovi aumenti, erodendo il potere d’acquisto alle famiglie, è dietro l’angolo.

Tuttavia qualcosa si può fare se si tratta di inflazione importata. L’Istat prevede per quest’anno un’inflazione importata del 4,7%, l’anno prossimo del 2,6%, e quello successivo ancora del 1,7%. In sostanza un 9% triennale corrispondente ad un’inflazione media del 3% che potrebbe essere attutita con un aumento dei salari di pari percentuale tramite l’anticipo immediato del rinnovo dei contratti anche se non in scadenza. La manovra sarebbe sostenibile e a maggior ragione se la produttività dovesse aumentare nel prossimo triennio, si eviterebbe quello che è accaduto nell’ultimo decennio di un mancato aumento dei salari reali e un mancato sostegno allo sviluppo interno sostenuto solo dalle esportazioni.

Il rischio è la rottura della pace sociale e una ripresa dell’inflazione difficile da domare senza ricadere in recessione, scenario peggiore e simile a quello sperimentato negli anni ’70, dove a rimetterci sono stati i meno abbienti ed il paese che non è cresciuto affatto facendosi superare dagli altri paesi europei nonostante le svalutazioni compensative dei rapporti di cambio, sul quale non si può intervenire dall’entrata nell’Euro.

La mancanza di una gestione attiva del fenomeno inflattivo, potrebbe generare non solo spinte salariali fuori controllo ma pure una corrispondente rincorsa all’aumento dei prezzi da parte delle aziende nella speranza di ristabilire i margini erosi dai rincari dei costi energetici e a cascata di quelli della manodopera, speranza sovente vanificata da una corrispondente perdita di volumi, cioè di clientela. Classico cane che si mangia la coda.

I tempi di intervento sono ristretti e l’incertezza sugli esiti della guerra in Ucraina aumentano i rischi di scelte sbagliate che famiglie e aziende devono fare in questi mesi. Di sicuro senza interventi la china di una inflazione difficile da domare è quasi certa. Alcuni riguardano i rapporti internazionali e questi sono esogeni al nostro paese che può far poco e solo partecipare ai diversi consessi, mentre gli accordi fra le parti sociali e il governo sul costo del lavoro sono alla nostra portata.

Conviene a tutti intervenire altrimenti il lavoro a reddito fisso in presenza di un’inflazione galoppante pagherà parimenti lo scotto assieme al paese, che vedrà la domanda interna calare, e correrà il rischio di una recessione assieme all’inflazione galoppante. In termini tecnici viene definita situazione di stagflazione che assomiglia all’aeroplano in stallo ma che precede una fase di calo del Pil con prezzi alle stelle.

Le Pmi in attesa degli eventi non possono fare altro che dotarsi di busines plan dove il costo dell’energia, il costo del lavoro e del denaro saranno in salita, mentre ci sarà da gestire con attenzione il recupero dei prezzi per evitare di uscire dal punto di equilibrio.