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La guerra in Ucraina ci farà più male del previsto, ma quanto? 

2022-03-30 00:00:00.0000000

La guerra in Ucraina ci farà più male del previsto, ma quanto?

Nel documento di programmazione economica del Mise in preparazione, la crescita del Pil è dimezzata rispetto alle previsioni di qualche mese fa e il deficit di bilancio ritorna ad aumentare più del dovuto.

Nel primo trimestre 2022 la crescita del Pil è messa in discussione e il Ministro del tesoro Daniele Franco ha ammesso che l’impatto della guerra in Ucraina e delle relative sanzioni non è tuttora prevedibile.

Lo sapremo presto come andrà a finire a mio avviso, quando verificheremo se la richiesta da parte di Putin alla Ue di pagare le forniture di gas in Rubli verrà mantenuta o meno. Per alcuni paesi Ue (Germania e Italia in testa) potrebbe significare l’interruzione delle forniture di gas da cui deriverebbero pesanti effetti recessivi fin da subito e carenza di energia dall’autunno con razionamenti e difficoltà nei settori industriali e nel commercio.

Le timide avvisaglie sul fatto che la guerra potrebbe prendere una piega meno violenta e di lunga durata dati gli spiragli delle trattative in corso, non tolgono il timore che l’impatto economico e finanziario sarà comunque pesante e difficile da superare per tutti (aziende e famiglie).

L’energia sarà al centro dell’attenzione per la carenza di alternative al gas e per i suoi costi esorbitanti, nonostante gli interventi stanziati in bilancio nel frattempo dal Governo, interventi che però fra un mese dovranno essere riproposti e rifinanziati.

Quindi il Governo dovrà esplorare nuovi confini del debito pubblico per mitigare il caro energia e se non ci sarà un accordo Ue a riguardo (contingentamento del prezzo del gas, acquisti cumulativi, etc) il timore è che l’impatto sui conti delle aziende e sui bilanci delle famiglie dopo l’estate possa essere pesante se non insostenibile.

Il trasferimento di tali tensioni sui prezzi della produzione industriale, sull’agricoltura e sui commerci, rende quasi certo un aumento strutturale dell’inflazione, finora vista come prodotto di una carenza di offerta, mentre come sta avvenendo già negli Usa, sarà alimentata anche dal lato della domanda in quanto i salari spinti dal caro-vita metteranno in moto richieste di adeguamenti alla maggiore inflazione che a loro volta la alimenteranno.

Non mancherà come abbiamo già accennato in precedenti comunicazioni un aumento del costo del denaro e in questo quadro di maggiore incertezza sarà opportuno se possibile rimandare investimenti e il relativo indebitamento.

E’ vero che con un’economia in inflazione crescente il pagamento degli interessi viene facilitato e quindi il loro costo reale scende tuttavia è altrettanto vero che se l’economia entrasse in recessione dando vita al fenomeno degli anni 1970 (prima crisi petrolifera) di stagflazione (inflazione con ridotta crescita) sarà duro per le imprese produrre utili e flussi di cassa in grado di pagare le rate dei mutui nel frattempo contratti.

Il nostro ufficio consiglia di restare in attesa di sviluppi ed evitare di impegnarsi.