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L’incertezza continua a frenare l’Italia e lo sviluppo del Pil 

2019-03-25 00:00:00.0000000

L’incertezza continua a frenare l’Italia e lo sviluppo del Pil

L’economia non riesce a crescere se chi deve comprare un macchinario, decidere di assumere un dipendente, o anche acquistare un mobile per la propria casa non riesce a prevedere poche cose fondamentali: quante tasse dovrà pagare tra qualche mese o quanto caro sarà il suo prestito in banca.

Ogni mese migliaia di investitori italiani ed esteri devono decidere se impegnare i propri denari nel debito pubblico italiano, ad esempio in un’impresa esportatrice o in un progetto turistico, e per decidere consultano l’indice di incertezza, in questo momento alto sia per l’Italia che per la Gran Bretagna.

Le decisioni sulla Brexit non sono neutre per nessuno e le conseguenze per l’Italia potrebbero essere particolarmente pesanti. Anche le decisioni di Trump e le sue minacce di dazi, potrebbero portare a conseguenze indirette per l’Italia. Gli Usa ci hanno già chiesto ragione sugli accordi in corso sulla Via della Seta, positivi dal punto di vista dell’interscambio commerciale, pericolosi se politicamente ci mettono in contrasto con gli Usa e l’Europa.

A tutto ciò si aggiungono le esternazioni discordanti dei componenti del nostro Governo sulle grandi opere, sugli appalti e sulla flat tax per i lavoratori dipendenti (che alcuni dicono potrebbe costare 60 miliardi di Euro altri 15 miliardi di Euro). Quello che è certo è che per stabilizzare il deficit e il debito pubblico, con una previsione del Pil sceso allo 0,1%, serviranno 24 miliardi di nuove tasse o di tagli alla spesa pubblica nei prossimi mesi. Ma non è certo il momento di spendere di più o fare facili promesse elettorali prive di copertura, per dare coraggio e ridurre l’incertezza degli operatori economici.

Le sopraindicate situazioni non fanno altro che far salire l’incertezza con ripercussioni sulla crescita.

L’altro giorno a Londra una grande banca americana ha consultato durante un simposio circa 300 grandi investitori in grado di indirizzare i mercati

Circa il 53% ha indicato che a loro avviso lo spread fra i titoli tedeschi e quelli italiani, che in questi giorni sembra essersi un po’ calmato, a fine anno tornerà a salire: il 36% prevede un aumento consistente, solo l’11% si aspetta un miglioramento.

E’ oramai noto che con lo spread dei Btp costantemente sopra 100 punti rispetto al Bund, il debito pubblico macina oneri finanziari a carico dello stato insostenibili travasando tale peso sull’economia delle imprese e delle famiglie. La situazione dura da troppo tempo e non si vedono punti di svolta nel prossimo futuro, anzi.

Sperare di superare il deficit di crescita con gli annunci in questo incerto quadro internazionale e nazionale è una pia illusione

In Europa spiccano due paesi nei quali la misura dell’incertezza viaggia ai massimi o quasi: l’Italia e la Gran Bretagna, che sono proprio quelli che denunciano la crescita più bassa o sono in decrescita.

Fino a quando non si capirà se chi governa garantirà nel tempo un quadro stabile sul fronte delle imposte e dei costi del debito pubblico e privato, difficilmente diminuirà l’incertezza e riprenderà la crescita nel nostro paese.