BANCHE POPOLARI
(problemi od opportunità in arrivo)
Dirigenza e Sindacati prospettano grossi problemi per il credito sul territorio e l’occupazione.
Altri opinionisti annunciano cambiamenti in positivo o quanto meno delle opportunità da cogliere per aziende e famiglie.
Noi abbiamo tentato una prima verifica della situazione partendo dalla lettura del Decreto Legge nr. 3 del 24.01.2015, misure urgenti per il sistema bancario, norme relative alle Banche Popolari con un patrimonio superiore agli 8 miliardi di Euro invitate a superare entro 18 mesi il voto capitario (ad ogni socio un voto) e trasformarsi in Società per Azioni.
Colpite 10 banche Popolari di cui tre nel Veneto: nell’ordine Banco Popolare - Verona, Popolare di Vicenza -Vicenza, Veneto Banca - Montebelluna (Tv), la prima quotata in borsa, le ultime due non quotate.
Finalità del Governo sarebbe quella di garantire che la liquidità disponibile, alla luce dei recenti provvedimenti denominati di Quantitative Easing (Q.E.) presi dalla B.C.E., si trasformi in credito a famiglie ed imprese.
Invece il provvedimento, contestato da subito perché non se ne vedeva l’urgenza, ha visto una unanime reazione negativa da parte di tutte le banche popolari ed ovviamente da parte dei dirigenti/sindacati delle tre banche venete.
Chi ha visto messa in pericolo la capacità di erogare il credito sul territorio e l’eventualità che, sull’altare dell’efficienza, vengano sacrificati almeno 20.000 posti di lavoro.
Chi ha detto da subito che il voto dei soci, anzi chiamati da subito ex soci, è destinato a non contar più nulla, cancellando duecento anni di storia e tradizione creditizia, cattolica e popolare.
Chi ha contestato l’affermazione del Premier Renzi sulla necessita di ridurre il numero dei banchieri e di meglio gestire la crescita delle Banche Popolari, quando invece sono cresciute a dismisura le banche maggiori, divenute troppo grandi per fallire e per essere gestite correttamente.
Chi ha parlato di manovre speculative sulla City di Londra o, guardando più da vicino, vede nel provvedimento la preparazione del terreno adatto al salvataggio di Montepaschi o Carige, che, uscite male dagli “stress test” devono in fretta trovare soci o alleanze.
Tuttavia in questo coro di critiche non possiamo trascurare l’esistenza da tempo, nelle Banche Popolari, di pericolosi intrecci fra dirigenti e soci ‘privilegiati’, il commercio delle deleghe, le ingerenze sindacali nelle scelte gestionali, le assemblee oceaniche ai Palasport e le poltrone a vita di alcuni personaggi forti. Insomma era noto da tempo l’assoluta incapacità di autoriformare la loro governance e le dimensioni enormi oramai raggiunte fuori dal territorio di origine (ad esempio Veneto Banca con sportelli in Romania e Popolare di Vicenza con sportelli in Sicilia).
Non è vero che solo Montepaschi e Carige sono uscite male dagli esami della Bce, anche le Banche Popolari Venete hanno denunciato i loro bei problemi, presenti fra le pieghe dei bilanci se ben verificati.
Attiriamo l’attenzione ad esempio sui problemi insoluti della quotazione e della liquidità o meno, che si pongono i nostri clienti, in possesso da anni o per acquisizioni recenti di quote di tali banche popolari, a seguito della ‘moral suasion’ che i direttori di filiale hanno esercitato in occasione dell’ accoglimento o meno di richieste di fido o di rinnovi.
Sul sito di Veneto Banca il C.d.A. esponeva una quotazione di € 40,75 per quota nel 2013, ridotta ad € 39,50 nel 2014, ma avete mai provato a liquidare un lotto di quote a tale prezzo e vedere se l’operazione fila via liscia? Manca l’incrocio fra la domanda e l’offerta, vi sarete sentito dire ultimamente e rimarrete in lista d’attesa.
Parimenti per Popolare di Vicenza che stabilmente, sia nel 2013 che nel 2014 stabilisce che una sua quota vale 62,50 €, ma tutto teoricamente, infatti anche in questo caso chi desidera rendere liquido il suo pacchetto di quote deve attendere.
Con il passaggio a Società per Azioni almeno tali problemi sarebbero superati, dato che la quotazione la farebbe il mercato e la liquidità immediata, rendendo liquidi alcuni attivi dei nostri clienti attualmente immobilizzati. Di contro gli attuali amministratori di Veneto Banca e di Popolare di Vicenza, per essere confermati, dovrebbero investire molto di più in efficienza ed in capitale, altrimenti verrebbero scalzati dagli azionisti desiderosi di tutelare i loro investimenti. E’ vero che finora sul territorio associazioni, istituzioni enti benefici etc. hanno avuto interessanti ritorni sotto il profilo sociale, ma è ancora tutto trasparente e alla luce del sole o ci sono intrecci oscuri fra giuste esigenze di assistenza ed interessi personali e di relazione che il voto capitario perpetua da tempo?
Non sappiamo chi abbia ragione se il Governo o l’Associazione delle Banche Popolari, ma che le nostre banche popolari siano oramai troppo grandi da essere definite e difese come banche del territorio, a meno che si torni indietro dividendole in unità più piccole ( impensabile, anzi tenderanno a fondersi) è un fatto, come è un dato di fatto che solo le Popolari di piccole dimensioni e le Bcc, siano rimaste per dimensioni e localismo le sole banche meritevoli di godere del vantaggio delle attuali agevolazioni gestionali.