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Sbalorditiva correlazione tra tassi negativi e surplus dell’Eurozona 

2019-12-12 00:00:00.0000000

Sbalorditiva correlazione tra tassi negativi e surplus dell’Eurozona

Nel dibattito sui tassi negativi la principale accusata è la Bce che ha portato come è noto il tasso principale cioè quello sui depositi a meno 0,50%, al fine di incentivare il sistema bancario a concedere crediti e alle imprese e famiglie a fare investimenti ed indebitarsi.

Recentemente qualche studioso di macroeconomia e finanza ha cominciato ad ipotizzare che il calo demografico in Ue e la maggiore esigenza di investimenti sicuri e stabili siano le ragioni che hanno portato ad un aumento dei saldi liquidi nelle banche, allo stallo degli investimenti e all’abbattimento del tasso d’interesse naturale (quello che consente all’offerta di risparmio di incrociare la domanda di investimenti imprenditoriali)

Finora il risparmio era considerato una virtù, mentre il prestito era visto come un difetto. Ma le affermazioni di principio portate all’estremo possono generare effetti negativi e inspiegabili ad una lettura frettolosa dei dati.

Troppo spesso si dimentica la logica di base della generazione dei tassi di interesse: i risparmiatori prestano i loro risparmi a chi chiede denaro (Imprese: direttamente o tramite Intermediari finanziari-Banche) e quindi effettuano un investimento nell’economia reale (ad esempio l’azienda va a prestito per costruire un impianto), tale operazione genera un rendimento. Parte di questo viene restituita al risparmiatore con il tasso di interesse sul denaro depositato in banca a scadenza fissa o investito nei titoli, nei fondi etc.

Qualora il settore privato non voglia prestare, come sembra stia avvenendo, i conti correnti straborderanno di liquidità e l’economia reale non verrà spinta allo sviluppo.

In questo momento l’economia dell’Eurozona ha un surplus di 300 miliardi di Euro di risparmi inutilizzati: urge quindi creare un contesto in cui le imprese siano disposte ad investire ottenendo così un rendimento da trasferire in parte ai creditori. Senza tale cambiamento assisteremo al perdurare di tassi negativi e crescita modesta del Pil. La politica monetaria della Ue ha esaurito le munizioni, l’innesco dello sviluppo dipende da una diversa politica di Bilancio della Ue e degli stati membri.

Intanto il sistema bancario per galleggiare ha di fatto ribaltato sui clienti i costi finanziari che deve sostenere a causa del fenomeno dei tassi negativi, andando in prevalenza a ritoccare tutte le condizioni accessorie sui conti: spese tenuta conto, spese di chiusura, spese per l’home banking, spese per incasso effetti-Riba, insoluti etc.

Un allineamento strisciante avvenuto negli ultimi mesi che evidenzia un effetto emulazione, senza voler per questo insinuare che si possa trattare di un cartello interbancario per limitare la concorrenza.

Qualche banca offre anche dei bonus in modo da indurre il cliente a ridurre la liquidità nel conto, mentre solo Unicredit finora ha preso di petto la situazione decidendo di applicare tassi negativi su depositi al di sopra di un milione di Euro dal 2020, a meno che le imprese non accettino di spostare la loro liquidità in prodotti alternativi offerti dalla banca, che offrono una remunerazione maggiore ma correlata da un aumento del rischio di rendimento.

Questa situazione è da monitorare e da seguire nei suoi sviluppi, anche se a detta degli addetti ai lavori perdurerà per almeno un biennio fino al consolidarsi di una ripresa che tenda ad innalzare i rendimenti e contemporaneamente alla Bce di riportare i tassi sui depositi in territorio positivo.