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PERCHE’ ALL’ITALIA SERVE UN CAMPIONE NAZIONALE NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI 

2019-07-22 00:00:00.0000000

PERCHE’ ALL’ITALIA SERVE UN CAMPIONE NAZIONALE NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI

L’avvento dei colossi cinesi ha trasformato il mercato mondiale delle costruzioni. Nel frattempo anche il mercato italiano ha cambiato faccia: domanda dimezzata, scomparsa di grandi opere, lavori rallentati dalla crisi finanziaria del settore.

Il modello che ha vinto nel dopoguerra- 3% del Pil in investimenti e dominio del Made in Italy nel mondo, è andato in crisi e in assenza di un piano industriale concordato fra l’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) ed il governo, la crisi potrebbe segnare un punto di non ritorno.

Questa premessa è fatta per valutare il Progetto Italia, cioè il maxipolo delle costruzioni fra i gruppi Salini Impregilo e Anstaldi, quest’ultimo in difficoltà superabili coinvolgendo Cassa Depositi e Prestiti e le maggiori Banche Italiane.

Il progetto suscita le obiezioni delle Pmi, timorose che il maxipolo comporti una presenza monopolista nel settore falsando la concorrenza.

Le perplessità delle Pmi sono legittime, tuttavia alcune soluzioni prospettate quali il divieto di partecipazione in Italia a gare al di sotto dei 250 milioni di Euro, l’impegno di pagare i fornitori in tempi certi e di fare filiera nei lavori all’estero, potrebbero indurre l’Ance ad appoggiare l’iniziativa anziché osteggiarla.

Il maxipolo tutelerebbe gli interessi dei soci ma pure quelli di tutto il settore e dell’economia italiana.

L’Italia non può permettersi far prevalere l’ideologia del ‘piccolo è bello se vuole restare una potenza economica nello scacchiere mondiale.

La dimensione d’impresa è una questione economica ma anche politica. I Cinesi stanno conquistando l’Africa utilizzando la leva della costruzione delle infrastrutture, in cambio della propria influenza e accordi commerciali in altri settori strategici dell’economia.

Restiamo a guardare forti dello slogan aiutiamo gli africani a casa loro utilizzando solo la leva dell’assistenzialismo? Viceversa potremmo proporci per la ricostruzione della Libia o per progetti di sviluppo in Africa e nel Mediterraneo. Tuttavia senza un’impresa campione che faccia da traino anche gli impegni governativi potrebbero restare lettera morta.

La crisi dell’edilizia riguarda tutte le fasce: dalle grandi alle piccole imprese. Il problema non è la concentrazione (le imprese del maxipolo Progetto Italia fatturano solo il 4,4% del mercato) bensì quello di far ripartire i lavori incagliati spesso per difficoltà di reperire credito e garanzie .

Servono allora alleanze fra le grandi e piccole imprese. E’ necessario che le piccole imprese si affaccino all’estero e lo possono fare proprio trainate dal Progetto Italia.

A questo punto c’è bisogno di una finanza che si impegni per la difesa dell’economia reale e finanzi progetti di sviluppo. Le banche in questi anni hanno subito un grosso danno dalla crisi delle imprese di costruzioni e quindi ora fanno fatica a finanziare il settore.

E’ auspicabile che la Cassa Depositi e Prestiti così come finanzierà con importi ingenti il maxipolo Progetto Italia, metta a disposizione risorse e garanzie al Sistema Bancario per il rilancio delle imprese edilizie, anche quelle di minore dimensione, privilegiando se possibile piani di risparmio energetico e di riduzione del consumo del suolo, nella logica della Green Economy che sta diventando tema di dibattito presso l’opinione pubblica.