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APPROVATO DAI GOVERNATORI L'ACCORDO BASILEA 3  

2010-09-13 00:00:00.0000000

 

APPROVATO L’ACCORDO BASILEA 3
sui nuovi requisiti delle banche
 
L’entrata in vigore sarà graduale dal 1 gennaio 2013 per arrivare alla piena attuazione al primo gennaio 2019. Ieri il Comitato dei Governatori delle Banche centrali ha approvato l’accordo tecnico che impone requisiti patrimoniali più severi per l’operatività delle banche. Il via libero ‘politico’ si avrà con la ratifica del G20 di Seul nel Novembre p.v.
 
Riassumiamo l’accordo raggiunto: il patrimonio di qualità primaria (mezzi propri sottoscritti dagli azionisti o utili accantonati) passerà dal 2 al 4,5%, il Tier 1 dal 4 al 6%; viene introdotta la novità di un accantonamento ‘cuscinetto’ (così detto buffer) del 2,5%, per arrivare ad una soglia del 7% di capitale proprio, da raggiungere entro il 2019. Un quadro di regole teso a portare più solidità e stabilità nel comparto del credito internazionale.
 
Molti osservatori si dichiarano ancora insoddisfatti: da un lato alcuni segnalano  che le nuove regole  mancano di  pezzi importanti quali l’introduzione di  nuovi coefficienti di liquidità e di indebitamento, dall’altro segnalano perplessità sui rimedi introdotti.
 
 
La riforma divide ancora governatori, banchieri, associazioni di categoria: si teme che un’eccessiva ‘ingessatura’ delle banche possa renderle meno propense a prestare soldi alle imprese (Vincenzo Boccia, presidente PMI Confindustria). Il timore è che gli effetti di Basilea 3 si faranno sentire maggiormente in Europa e sulla sua industria rispetto ad altri paesi o continenti concorrenti. I Paesi Ue, e l’Italia in particolare, che hanno una forte vocazione manifatturiera, hanno da sempre utilizzato come canale per il ricorso al credito ’il sistema bancario’ e godono di minori fonti finanziarie alternative (in U.s.a. si ricorre di più ad operazioni di finanziamento diretto sul mercato), pertanto Basilea 3 potrebbe creare svantaggi competitivi per le Pmi.  Già con l’introduzione di Basilea 2 abbiamo verificati gli effetti di una contrazione del credito per le Pmi in particolare.
Infine si teme che, nonostante l’introduzione del lungo periodo di transizione per la sua piena operatività (dal 2013 al 2019), i mercati spingano comunque per un accorciamento di fatto dei tempi della sua applicazione, costringendo le banche ad accelerare per raggiungere i nuovi coefficienti e quindi si corra il pericolo della riduzione del credito ad imprese e famiglie e/o di un aumento dei costi per la clientela (opinione di Alessandro Profumo A.d. di Unicredit – lettera a Mr. Trichet Presidente della Bce datata 11 settembre 2010). 
 
Da parte nostra saremo attenti osservatori dell’evoluzione ed applicazione del nuovo Accordo, segnalando, come sempre alla nostra clientela, pericoli reali ed opportunità, derivanti dall’adozione del nuovo sistema di valutazione dei rischi creditizi, cercando se possibile di prevenire i primi (pericoli) e cogliere le seconde ( opportunità).