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Scatta l'allarme per le imprese in cerca di credito 

2019-02-06 00:00:00.0000000

SCATTA L’ALLARME PER LE IMPRESE IN CERCA DI CREDITO

Dopo un 2018 che ha visto aumentare le richieste di credito alle banche da parte delle imprese venete (+7,2% rispetto al 2017 a fronte di una media nazionale di un più 0,9%) il fine anno e l’inizio 2019 danno segnali in controtendenza.

I primi segnali di rallentamento degli ordinativi, della conferma della recessione tecnica per l’Italia, le incertezze sugli esiti della Legge di Bilancio sullo sviluppo o meno del Pil, gli effetti negativi della Bexit, i dazi minacciati da Trump ed il rallentamento del settore auto, perfino in Germania a cui molte aziende venete sono legate in filiera, sono tutti elementi che rendono la vita difficile alle imprese Venete e problematica ogni programmazione.

Il credito alle Pmi, già difficoltoso dopo le nuove regole sulle banche e dopo la crisi di istituti regionali e locali, viene messo in discussione dal ventilato pericolo di recessione per il 2019, che farà rendere gli istituti di credito ancor più prudenti e selettivi e che comporterà un aumento del costo del denaro (sia tassi che commissioni).

Paradossalmente nei periodi di crisi bisognerebbe dotare le imprese di più risorse finanziarie sia attraverso incentivi alla loro ricapitalizzazione che ricorrendo meno al debito a breve per privilegiare i finanziamenti a medio e lungo termine.

Il nostro paese, ed il Veneto in particolare dove prevale l’incidenza di Pmi, è ancora bancocentrico e le Pmi risultano sbilanciate sull’indebitamento a breve che finanzia il circolante oltre il dovuto.

In passato il modello delle piccole banche sosteneva sistematicamente il territorio, finanziando indistintamente sia le imprese sane che quelle decotte. La crisi di tale modello, che ha prodotto, come abbiamo verificato, ingenti perdite per crediti poi andati in default e che ha comportato persino la scomparsa di alcune banche, ha nel contempo privato le Pmi di interlocutori bancari attenti allo sviluppo e alla crescita sul territorio.

Le Pmi in questa fase dovrebbero attrezzarsi a superare la nuova crisi, che si spera transitoria e meno pesante di quella epocale del 2008, avendo a fianco un sistema bancario che le aiuti a ricapitalizzarsi e ad accedere al credito a medio e lungo termine con calma. I tempi di ritorno degli investimenti o dei piani di ristrutturazione, meglio articolati e con risultati più a lungo termine, dovrebbero essere concordati con le banche, che invece attualmente si sono fatte più restrittive secondo le regole di Basilea 3. Le regole che attualmente sovraintendono alla concessione del credito da parte delle banche sono a nostro avviso pro-cicliche e inadatte nel periodo di rallentamento economico.

I fondi Mcc, destinati alle imprese che rispettano alcuni parametri e che consentono di attenuare sino all’80% il rischio per le banche stesse che finanziano le imprese, non sono uno strumento sufficiente in questo momento. Le imprese nel dubbio non investono rimandando i piani e non vi ricorrono, oppure, se sono in crisi, non sono in grado di sostenere un piano di ristrutturazione e quindi non vi possono ricorrere per mancato rispetto dei parametri.

Manca una politica pubblica a sostegno delle Pmi, attuabile solo incentivando la loro ricapitalizzazione e ponendo al loro fianco le banche con nuovi strumenti di attenuazione del rischio per sbloccare l’erogazione del credito messo in discussione dall’inversione della congiuntura economica.