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Il rischio politico  

2016-12-13 00:00:00.0000000

IL RISCHIO POLITICO STA CONDIZIONANDO PESANTEMENTE IL RISCHIO FINANZIARIO.

Difficile fare previsioni attendibili.

Per decenni la finanza ha influenzato i mercati ed il mondo.

Oggi sta succedendo il contrario: sono gli eventi del mondo, la politica, ad influenzare i mercati e quindi le scelte finanziarie. Il potere forte della finanza ne esce ridimensionato? Forse, stiamo a vedere, mentre si intravvedono i primi segnali di nervosismo.

Oggi le banche centrali combattono il rischio sistemico ma la loro battaglia rischia di essere di retroguardia. Nel mondo il rischio politico sta rimpiazzando il rischio sistemico per ridurre il quale le banche centrali si sono mosse nell’ultimo decennio. Per il momento lo si vede bene nel mondo delle valute. Il Peso Messicano, la sterlina Britannica, il Real Brasiliano hanno subito grandi variazioni per ragioni politiche. E che dire ora del Dollaro Usa? Stiamo a vedere cosa succederà sui tassi e gli effetti sulle economie reali.

Purtroppo il rischio politico non veniva catturato e percepito da alcun algoritmo che finora va per la maggiore e che ha indirizzato le scelte di finanza. Cresce la volatilità del ciclo economico e l’instabilità e le scelte politiche né sono causa ed effetto.

Finora le banche centrali hanno tentato di stabilizzare le fluttuazioni economico-finanziarie intervenendo massicciamente. Ma fino a quando può durare l’attuale immissione di liquidità aggiuntiva che ha attutito le dimensioni delle crisi, ma non le ha risolte, anzi ha creato un effetto collaterale indesiderato e cioè una spinta alla diseguaglianza sociale, attraverso il sostegno ad alcuni assets finanziari a scapito dell’economia reale che ha faticato ad aggiustarsi e ha subito nel frattempo lo stress della velocità e della polverizzazione delle informazioni prodotta dai social.

Negli anni scorsi contro il rischio sistemico gli assets migliori da scegliere erano i Titoli del Tesoro Americano, i Bund, l’oro. In un quadro macroeconomico contrastato e in presenza di crisi politiche imprevedibili, sotto la spinta di populismi e dei neo isolazionismi, ragionare di previsioni macroeconomiche diventa difficile.

Cresce allora l’importanza dell’analisi sulle economie reali, nazionali, regionali e di città. Meno macro e più micro senza scordare le compatibilità e le interdipendenze.

Allora meno sondaggi e più ascolto e lettura delle tendenze sociali. Anche se il risultato del referendum italiano non ha sorpreso i mercati. Infatti i mercati dopo Brexit e Trump non si sono fatti cogliere impreparati, anzi ne hanno preceduto il risultato. Vuol dire che i mercati sono più attenti alla mutazioni in corso o stanno reagendo in modo imprevedibile, cercando nuovi equilibri.

Per quanto riguarda l’Italia segnaliamo ad esempio che il recente accordo raggiunto dai produttori di petrolio, che ha fatto crescere il prezzo del barile, potrebbe avere effetti più pesanti della crisi politica in atto per i riflessi possibili sul costo della bolletta energetica.

A livello europeo potrebbe verificarsi che il prezzo del barile incida sull’ inflazione portandola oltre il 2%, con risultati che finora la Bce, nonostante le sue continue immissioni di liquidità, non è ancora riuscita ad ottenere. In questo caso sarà la prova provata che una scelta politica potrà avere riflessi economici maggiori di una scelta di macroeconomia, perseguita da un biennio dalle istituzioni monetarie. E stiamo a vedere cosa succederà quando la politica Usa, in mano a Trump, comincerà a diffondere gli effetti dirompenti di scelte non in linea col recente passato.