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Banche:crisi di utili ed effetti di Basilea 4 

2016-12-01 00:00:00.0000000

BANCHE, PAGANO LA CRISI DI UTILI E TEMONO GLI EFFETTI DI BASILEA 4

Nei primi sei mesi del 2016 il risultato netto delle maggiori 21 banche europee è calato del 20,7%.

Il risultato netto sul totale dei ricavi passa dal 18% al 15,9%.

Per le nostre due maggiori banche, Intesa batte la media europea con una incidenza dell’utile al 20,9%, mentre Unicredit si ferma a solo 11,5%.

In questo contesto l’efficienza, cioè il rapporto costi/ricavi, sale in Europa in media al 67,7%, mentre le due banche italiane sopracitate segnano un indice del 67,6. Sembra un paradosso ma le banche svizzere (Credit Swiss e Ubs) e tedesche  (Commerzbank e Deutsche Bank) comprese nel campione spiccano per ‘inefficienza’ con indici rispettivamente del 87,4% e 82,3%. Su tale versante le banche si sono portate avanti, ma ancor più strada devono fare se, come è previsto la riduzione dei ricavi derivanti dall’attività tipica continueranno a calare.

Resta il fatto che il peso dei crediti deteriorati (Non performing Loan) rappresenta ancora una anomalia nel panorama europeo per i due maggiori gruppi bancari italiani (8,4% Intesa, 7% Unicredit) contro una media europea dell’1,9%. Questo spiega le cattive performance in borsa di queste due buone banche italiane, nonostante l’efficienza raggiunta e gli utili prodotti.

Con un margine gestione denaro ridotto al minimo le banche devono ristrutturarsi pesantemente e trovare un nuovo modello di business, capace in pochi anni di tornare essere motore di sviluppo e non causa di deflazione.

In tale contesto la revisione dei modelli di rischio attesa dall’ accordo di Basilea, il cui arrivo è previsto per 8 gennaio 2017, preoccupa le banche italiane e le banche europee in genere. E potrebbe andare in controtendenza rispetto allo scenario di sviluppo atteso.

La revisione dei modelli di rischio vede Usa ed Europa su posizioni antitetiche e si spera che un compromesso venga trovato al ribasso, in quanto il passaggio da modelli interni di valutazione del rischio a modelli standard , così come quelli utilizzati in Usa, comporterebbe secondo calcoli attuali alla necessità di ricorrere per l’ Europa alla ricapitalizzazione del sistema creditizio per circa 860 miliardi di € di capitale aggiuntivo (+ 55% rispetto agli attuali livelli) o alla drammatica alternativa di dimezzare i prestiti. Non proprio una buona notizia per una economia europea, ed italiana in particolare, con una bassa crescita.

Il vice direttore Bankitalia Luigi Federico Signorini, ai margini dei lavori della due giorni terminati ieri a Santiago del Cile su tale argomento, ha cercato di gettare acqua sul fuoco affermando che l’obiettivo principale di Basilea 4 non dovrebbe essere quello di inasprire i requisiti prudenziali ma di uniformarli.

Speriamo prevalga questa impostazione, ma i dubbi di una stretta permangono ed intanto i criteri di valutazione del rischio nell’accordare credito a nostro avviso progressivamente stanno comunque diventando più restrittivi.

Si vedrà come andrà finire, ma con l’avvento del nuovo Presidente Usa Trump, la Brexit e la difficoltà dei paesi europei ad operare in modo coeso, Basilea 4 potrebbe comportare una ulteriore stretta sul credito. Di tale stretta l’Ue non avrebbe bisogno, tanto più che con i tassi al minimo le banche Europee, per recuperare utili e sistemare le sofferenze, hanno bisogno di tutto meno di dover ricorrere al mercato per cercare capitali o restringere il credito, soffocando così sul nascere la timida ripresa in corso e rischiando di riprodurre perdite sui crediti e perpetuando pesanti accantonamenti.