MINI BOND
(un’occasione sinora sprecata?)
Le emissioni di obbligazioni dedicate alle Pmi e definite Mini-bond dovevano rappresentare un punto di svolta nelle relazioni tra la tipica impresa italiana ed il mondo della finanza.
Un’economia eccessivamente legata al finanziamento bancario aveva finora dimostrato i suoi limiti. La trovata dei minibond, con il coinvolgimento di altre istituzioni finanziarie, doveva essere una fonte alternativa per ottenere fondi freschi per progettare lo sviluppo. Questo in teoria. Perché la realtà si è dimostrata finora differente.
Anche la Federazione delle Bcc Venete ha promosso un’ iniziativa in merito con un plafond di 30 mln di € destinato a finanziare oltre agli investimenti, anche il circolante, in primis il pagamento dei fornitori.
Si ha l’impressione che le Bcc siano arrivate in ritardo, scimmiottando quello che un anno fa andava di moda. Infatti pur di trovare adesioni si è riusciti a rovesciare la logica dello strumento, più che uno strumento di sviluppo, un mezzo per consolidare i debiti a breve termine. Altro che sviluppo, non si è capito che ad un anno dalle prime emissioni il sistema è già boccheggiante, in quanto usato per pagare debiti e tasse e non finalizzato allo sviluppo e ad essere alternativo alle banche.
Su 15 emissioni in Italia, analizzate da una nota società di consulenza, una società prenditrice è già in concordato preventivo, un’altra ha solo ridotto i debiti a breve termine nei confronti del sistema bancario, ben poche, una o due, hanno generato cash flow aggiuntivo, cioè hanno dimostrato che i denari freschi ottenuti sono serviti a migliorare la gestione caratteristica.
L’impressione è che prima si decide di ottenere un minibond, al fine di approvvigionarsi di liquidità aggiuntiva per pagare tasse e debiti pregressi, compresi quelli bancari, poi si costruisce un business plan per giustificarlo.
Per non parlare poi dei costi dello strumento, sempre superiori, e di molto, del normale approvvigionamento bancario.
In tale modo si svilisce anche questo strumento finanziario, come avvenne in passato con le commercial paper o cambiali finanziarie che dir si voglia, tanto sbandierate allora da Confindustria.