Bail in
Letteralmente salvataggio interno, in pratica nel caso di default di una banca non interverranno più gli stati o l’Ue con fondi pubblici, ma saranno gli azionisti ed i creditori, fino ad arrivare ai depositanti, a subire le perdite necessarie a riportarla in bonis o a procedere alla sua liquidazione.
Il bail-in permette di ricostituire il capitale bancario attraverso la conversione in azioni dei crediti, compresi i depositi al di sopra dei 100.000 €, protetti dal Fondo di Garanzia sui depositi.
Ad esempio, in caso di bail-in, chi possiede un’obbligazione bancaria potrebbe veder convertito in azioni e/o ridotto (del tutto o in parte) il proprio credito, qualora le risorse degli azionisti si rilevassero incapaci di coprire le perdite accumulate.
Riassumendo, l’ordine di priorità del bail-in è il seguente: prima gli azionisti, poi i detentori di altri titoli di capitale, seguono i creditori subordinati, a ruota i creditori chirografari, infine le persone fisiche e le pmi titolari di depositi per l’importo eccedente i 100.000 €.
Sarà necessario dunque non solo fare molta attenzione ai rischi di alcune tipologie di investimento, preferendo quindi i certificati di deposito, coperti dal Fondo di Garanzia, in luogo delle obbligazioni soggette al bail-in, ma anche analizzare e verificare i conti delle banche, soprattutto nel caso di risparmiatori e di aziende che detengono depositi al di sopra dei fatidici 100.000 €.
Finora sono state le banche a chiedere i bilanci alla propria clientela, d’ora in poi sarà bene che sia la clientela stessa a richiedere e verificare i bilanci ed i rating goduti dalle proprie banche.
Restano fuori da questa normativa i titoli amministrati per conto della clientela in conto deposito e il contenuto delle cassette di sicurezza.