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Non sarĂ  facile gestire l'uscita dal tunnel dela pandemia 

2020-11-17 00:00:00.0000000

Non sarà facile gestire l'uscita dal tunnel dela pandemia

No, la pandemia non è una guerra, le nazioni non si stanno battendo contro altre nazioni. E’ piuttosto un test sulla nostra umanità. Questa frase è stata pronunciata durante un programma televisivo dal Presidente della Repubblica Federale Tedesca Frank Walter Steiner l’11 aprile 2020 in cui ha tenuto un discorso positivo e di speranza.

A distanza di mesi e in mezzo alla seconda ondata pandemica possiamo ancora affermare che non è iniziata una guerra fra nazioni e che prevarrà l’umanità?

In diverse nazioni democratiche vi sono stati segnali di incattivimento fra gli individui che faticano ad accettare le limitazioni alle libertà individuali e che fanno dubitare su un esito positivo, mentre in alcuni sistemi autoritari o con forte capacità di imporre le regole come nel sud est Asiatico (Cina, Korea, Giappone, Australia) la pandemia è sotto controllo. Questi due scenari fanno intravvedere un’asimmetria socio-economica che alla lunga potrebbe portare a grossi sconvolgimenti politico-sociali.

Ricordiamo che a ridosso della fine della prima guerra mondiale scoppiò l’influenza così detta Spagnola (1918-20) che infettò 500 milioni di persone in tutto il mondo con 50 milioni di morti su una popolazione mondiale di 2 miliardi e con 600.000 morti solo in Italia su una popolazione di 40 milioni di abitanti. E proprio nel 1919 a Milano furono fondati i fasci di combattimento e sappiamo tutti come andò a finire nel 1922 con la marcia su Roma e l’inizio del ventennio fascista. Per non parlare di ciò che seguì in Germania nel primo dopoguerra.

A tutto ciò si sommarono gli effetti negativi per tutto il mondo scatenati dalla crisi del ’29 scoppiata in Usa.

Certo tutto non ebbe origine dalla Spagnola perché l’epidemia si spense nel giro di due anni e ancora non si è capito come e perché, ma di sicuro essa ha contribuito ad impoverire le nazioni creando contrasti sociali e situazioni che poi trovarono sbocchi nella seconda guerra mondiale.

Attualmente guardando l’Europa, e l’Italia in particolare, la fine del tunnel che si credeva raggiunto in estate è stata rimandata al 2021, dopo l’ottenimento del vaccino, che si spera di rapida diffusione e di sicura efficacia. Nel frattempo si tira avanti indebitando gli Stati perché si è capito dalla lezione del ‘900 che si può resistere solo sostenendo la domanda e fornendo assistenza a imprese e popolazione.

La speranza che tutto torni come prima è una chimera da accantonare: sarebbe intelligente progettare fin d’ora come organizzare la ripresa in scenari totalmente cambiati ma dove ritroveremo purtroppo i problemi finanziari ed economico-politici che avevamo prima dell’arrivo della pandemia.

Si può guadagnare tempo con gli interventi delle banche centrali, con il Recovery fund o il Mes ma alla fine la perdita di reddito che nel frattempo si è verificata, accompagnata dai maggiori debiti degli stati, dalla concorrenza di sistemi economici già usciti dalla crisi (Cina) e da aree di turbolenza socio economica in giro per il mondo (prevedibili modifiche non tutte positive nello scacchiere delle alleanze mondiali nella transizione Biden-Trump), indicano uno scenario complicato di uscita dal tunnel.

L’UE e l’Italia, sono particolarmente esposte e fragili a causa di opinioni pubbliche poco coese ed incapaci di trovare un’unità di intenti che la prima vampata epidemica sembrava aver creato. Nonostante ciò è opportuno che la politica, le istituzioni e i corpi intermedi facciano quadrato per cercare di gestire il dopo pandemia nel migliore dei modi individuando nuove strade.

Oggi non possiamo dire che la ripresa economica e la coesistenza pacifica prevarranno perché lo scossone derivante dagli effetti della pandemia è tuttora così forte e dagli effetti imprevedibili che indovinare come se ne uscirà è ancora azzardato

L’avvento di Biden si spera possa migliorare le relazioni fra stati e ricreare un fronte comune a difesa dell’ambiente .

Perché una cosa abbiamo imparato da questa pandemia e cioè che un ambiente malsano può produrre effetti non solo sulla salute ma pure a cascata sulla economie mondiali e sul convivere civile in ogni parte del pianeta.