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Corsa alla liquidità 

2018-12-21 00:00:00.0000000

 CORSA ALLA LIQUIDITA’

Prudenza degli investitori, rallentamento degli investimenti o segnali di una bolla che può portare ad una recessione?

A giugno osservavamo che i mercati chiedevano certezze e in questi ultimi mesi vicende sia Italia che all’estero non hanno fatto che portare ad un aumento dell’insicurezza.

Osservando il mercato Usa, che spesso anticipa fenomeni mondiali e ha risvolti che dopo mesi o pochi anni ricadono anche in Europa ed in Italia, i fondi azionari hanno dato nel corso del 2018 segnali negativi per 36 volte e solo chi ha investito nel mercato giapponese ha conseguito risultati positivi.

I mercati in Usa, ma anche in Europa ed in Italia stanno ridimensionando di molto l’attitudine al rischio e l’andamento delle aste sui titoli di stato e dello spread sul Bund tedesco (al di là degli effetti della manovra finanziaria sul suo andamento) confermano che anche per i bond la selezione è aumentata e in genere l’investitore Italiano ed estero vuole frazionare il rischio, rimanendo in attesa degli eventi e quindi liquido se possibile.

Tutto ciò è originato in parte dalle predette incertezze sul futuro (dazi, prezzo del petrolio, accordi sul clima, focolai di tensione politica etc.) e in parte dalle prospettive delle iniezioni di liquidità a costo zero o sottozero. Pertanto ci si prepara con le gobbe di grasso per attraversare il deserto del cambiamento: minor credito e tassi in aumento alla fine.

Segnaliamo un indice che negli Usa potrebbe avere un forte significato predittivo di svolta. Per la prima volta chi ha investito in fondi monetari nel corso del 2018 ha registrato rendimenti positivi mentre titoli azionari, bond e perfino fondi bilanciati hanno registrato perdite o rendimenti insufficienti.

Tutti gli analisti europei e domestici predicono calma piatta sui tassi per almeno 2 anni, tuttavia l’esistenza di tale enorme liquidità parcheggiata nel mondo non ci lascia sereni, può essere la quiete prima della tempesta.

La bolla finanziaria potrebbe scoppiare quando le banche centrali, come è già avvenuto negli Usa con la Fed e avverrà in Europa da fine anno con la Bce, cercano un percorso di normalizzazione della politica monetaria, rallentando prima l’acquisto dei titoli di stato e poi progressivamente aumentando i tassi di rifinanziamento. La manovra è delicata e la politica la contrasta (vedi Trump in Usa) perché di norma l’aumento del credito favorisce lo sviluppo. Tuttavia è inevitabile che prima o poi un freno debba essere posto, perché le banche centrali non possono immettere moneta nel sistema all’infinito, col rischio di aggravare la bolla che invece per loro compito tendono ad evitare o contenere progressivamente.

L’incertezza potrebbe risolversi nei prossimi mesi con un semplice rallentamento economico derivante dalla percezione  da parte dei mercati di un ‘rischio di recessione’ che poi non si verifica, oppure col ben più tossico avvicinarsi di uno scoppio di una bolla finanziaria con effetti recessivi pesanti in particolare per l’Italia impreparata a sostenere una nuova crisi come quella del 2008.

Nel frattempo consigliamo il frazionamento del rischio, la prudenza e l’attesa di sviluppi prima di intraprendere importanti investimenti e/o richiedere onerosi finanziamenti. Per i più previdenti o esposti sarebbe opportuno cominciare a pensare ad una copertura del rischio di risalita dei tassi.